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Imprese fra erbacce e rifiuti Marcozzi: «L'Arap ci dia i servizi»

Riunione all'Api che chiede un incontro al commissario dell'azienda che gestisce le aree industriali
«Ci sono zone addirittura senza fognature, è impossibile essere credibili in questa situazione»

di Antonella Formisani TERAMOL'Api è pronta a dare battaglia. Si è tenuta ieri una riunione con alcune imprese che hanno sede nel nucleo industriale di Sant'Atto, e non solo. Una zona in cui è più che evidente la mancanza di manutenzione, nonostante l'Arap, che la gestisce, chieda alle aziende di pagare cifre non indifferenti. «Chiedono soldi alle aziende», esordisce Alfonso Marcozzi, presidente dell'Api, «senza specificare quale tipo di servizio viene erogato, se viene erogato. Perchè obiettivamente sia l'illuminazione, che la manutenzione delle strade, che quella del verde non vengono forniti». Eppure in conti alle aziende arrivano e variano, a seconda dei metri cubi, da circa mille fino a 3-4mila euro.Non basta. «Ci sono aree in cui le fogne non funzionano, ad esempio nell'area Canzano-Castellalto oppure alla fine di quella di Sant'Atto, al confine con Bellante dove lo smaltimento delle acque bianche è insufficiente, tanto che le imprese si allagano. Si pensi che nell'area di Canzano hanno ancora i pozzi neri», precisa Marcozzi. Da considerare anche l'assenza in alcune zone, ancora oggi, dell'Adsl e la chiusura dello scalo ferroviario per lo scambio merci sulla Teramo-Giulianova.L'Api chiede un incontro urgente al commissario Giampiero Leombroni e il direttore generale Antonio Sutti. Già a giugno 2018 l'associazione segnalò i disagi, ci fu pure una riunione ma poi non si è vista nessuna novità positiva. Intanto le aziende hanno bloccato i pagamenti. Chiederemo di trovare soluzioni alternative almeno per garantire i servizi minimali», aggiunge il presidente dell'Api, il quale auspica che si attivino anche le altre associazioni datoriali per fare fronte comune e risolvere il problema una volta per tutte.«Tutti i programmi e le idee enunciati quando è nata l'Arap sono carta straccia», incalza Marcozzi, «è diventato uno stipendificio, tutto è al futuro: diremo, faremo, vedremo. Ma in pratica non veniamo niente. Noi abbiamo illustrato questi problemi anche ai candidati alle recenti elezioni regionali. Il problema non è da poco. Quello che loro chiamano marketing territoriale, diventa un'espressione priva di significato se poi chi si reca nelle nostre aziende vede aree industriali in cui non si può camminare per le buche, se c'è immondizia dappertutto, senza luci. Senza considerare che in aree ridotte così è difficile che nuove aziende si vengano ad insediare». Protesta simile a quella teramana l'hanno inscenata anche le aziende aquilane. La settimana scorsa, a minacciare il ricorso alle vie legali - strada che potrebbe essere percorsa anche dall'Api di Teramo - erano state infatti le associazioni di categoria aquilane, che avevano denunciato l'invio alle imprese, da parte dell'azienda regionale per le attività produttive, di fatture relative a generiche spettanze. Anche in quel caso le associazioni avevano sottolineato l'assoluta carenza di servizi, riuscendo ad ottenere la sospensione dei pagamenti in attesa del pronunciamento definitivo del consiglio dell'Arap. 

In Allegato l'articolo de Il Centro del 22 Febbraio 2019

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